«Dove viene meno l’interesse, vien meno anche la memoria» annotava Goethe.
Se rovesciamo la frase essa non perde, ma acquista di significato. Infatti solo la memoria, meglio se collettiva, di ciò che ci ha preceduto alimenta la passione per la giustizia e l’affermazione dei diritti, prima di tutto quello alla vita in tutti i suoi aspetti.
Così vorremmo che si celebrasse la tradizionale Giornata della Memoria del 27 gennaio, per non dimenticare mai cosa fu l’Olocausto.
Solo la conservazione e la diffusione della memoria può formare nuove coscienze, può evitare che l’inconsapevolezza di ciò che successe in questa Europa, crogiolo a un tempo di civiltà e dei più grandi orrori dell’umanità, possa diffondersi come un’impenetrabile coltre grigia che impedisce di leggere le contraddizioni dell’attuale società.
Così vorremmo che si celebrasse la tradizionale Giornata della Memoria del 27 gennaio, per non dimenticare mai cosa fu l’Olocausto.
Solo la conservazione e la diffusione della memoria può formare nuove coscienze, può evitare che l’inconsapevolezza di ciò che successe in questa Europa, crogiolo a un tempo di civiltà e dei più grandi orrori dell’umanità, possa diffondersi come un’impenetrabile coltre grigia che impedisce di leggere le contraddizioni dell’attuale società.
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