sabato 26 gennaio 2019

27 Gennaio 2019: Origgio Democratica scende in pia Giorno della memoria




"Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore per un sì o per un no. ..."  
"Se questo è un uomo", Primo Levi, 1947

Il 27 gennaio 1945, le truppe dell'Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz, liberando i pochi prigionieri superstiti. Per questo motivo, si celebra il Giorno della Memoria.
In questa importante ricorrenza internazionale che commemora le vittime dell’olocausto, Origgio Democratica coglie l’occasione per ribadire che si oppone con grande determinazione a tutti i rigurgiti neofascisti e agli episodi di razzismo e violenza che stanno percorrendo l’Italia e l'Europa nell’ultimo periodo e si auspica, per le generazioni future, che la libertà di pensiero e di parola, conquistata a caro prezzo di vite umane con la fine della guerra, ci consenta di gridare a gran voce che dobbiamo imparare dagli errori del passato perché gli stessi non siano mai più ripetuti!
A proposito di fascismi vecchi e nuovi: troppo facile ridurre il pensiero ad un semplice “non ci riguardano”. Troppo facile nascondersi dietro al menefreghismo di chi non se ne interessa o pensa che i problemi siano altri. Chi non si schiera è complice.

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia".
“Contro gli indifferenti”, Antonio Gramsci, 1917

Crediamo che le parole "non ci riguardano" nascondano ben più del loro semplice significato; occorre opporsi a certe fazioni politiche che riaccendono vecchi ricordi sulla pelle di chi li ha vissuti e ne ha tramandato il dolore. Smascherare il fascismo e puntare il dito su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno e in tutte le occasioni, ci permette di ricordare che il fascismo in abiti civili è ancora intorno a noi.
La voce che sentiamo non è solo di semplici giovani esaltati ma è anche di uomini di governo senza memoria! Le loro idee non si esprimono solo attraverso vecchi e nuovi slogan, ma si traducono in violenza e istigazione alla violenza contro le fasce più deboli e disagiate della popolazione. Populisti, xenofobi, identitari ... i nuovi fascisti del terzo millennio fomentano l'odio razziale contro chi, ai loro occhi, è colpevole per l'attuale crisi economica. Quel mondo che per anni è stato confinato tra la cronaca nera e il folclore politico, a metà tra le risse di strada e lugubri manifesti, sta diventando un pericolo e va contrastato in ogni sua forma.
Ricordiamo a tal proposito alcuni recenti episodi di cronaca: a Danzica il sindaco Pawel Adamowicz, un europeista, democratico e umanista è stato assassinato. “Sono un europeo, fiero di Danzica, città aperta delle mie radici, non chiuderò mai la porta a chi crea, a chi lavora, a chi critica e a chi fugge dalle guerre”, era il suo motto.
Dopo Jo Cox, parlamentare britannica, un altro esponente politico, impegnato per i diritti umani e civili, ha perso la vita nell'esercizio delle proprie funzioni. Il vento gelido dell’odio spira in Europa. Un odio seminato dalla destra razzista, antieuropea, sovranista.
A Roma, un grave atto di violenza neofascista perpetrato contro un giornalista e un fotografo dell'Espresso. Una violenza indegna di uno Stato democratico, che non può accettare la presenza di gruppi politici neo - fascisti che si rifanno sfacciatamente al Ventennio.
Condanniamo duramente l’inqualificabile aggressione alle persone, alla libertà di stampa e di pensiero. Continueremo a denunciare qualsiasi deriva fascista e con la stessa forza condanniamo il trattamento discriminatorio e antidemocratico che l'Italia e l'Europa riservano ai migranti.
Oggi non è più tempo di tacere, è tempo di prendere una posizione perché ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste culturali del secondo dopoguerra. La cooperazione internazionale, la democrazia, l'integrazione, la tolleranza non possono essere valori negoziabili.
Noi di Origgio Democratica, riteniamo con convinzione che tutto ciò ci riguardi profondamente.
Lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi!










venerdì 25 gennaio 2019

Maurizio Landini: un operaio alla guida della Cgil




Da Democratica  @democratica_web  · 24 gennaio 2019

Nato nel 1961 nel cuore dell’Emilia Rossa, ha sempre avuto in testa solo il sindacato. Nessuno, un anno e mezzo fa, avrebbe scommesso sul fatto che Susanna Camusso avrebbe proposto Maurizio Landini come suo successore alla guida della Cgil.

Un operaio alla guida della Cgil. Ecco come definire, in poche parole, Maurizio Landini, nuovo segretario generale del sindacato più importante e rappresentativo d’Italia, eletto dopo una corsa a due per la leadership che, fino all’ultimo minuto ha rischiato di spaccare la confederazione di Corso d’Italia. Quarto di cinque figli, Landini nasce in un paese dell’appennino reggiano, a Castelnuovo ne’ Monti, nel cuore dell’Emilia Rossa, il 7 agosto del 1961, da padre cantoniere e madre casalinga. Costretto a lasciare gli studi di geometra per contribuire al bilancio famigliare, trova lavoro in una cooperativa di Reggio Emilia.
A 15 anni comincia a lavorare come apprendista saldatore, a 57 si appresta a prendere il timone della Cgil.
Anche se un sogno nel cassetto era quello di fare il calciatore, appena quindicenne capisce subito quella che è la missione del sindacato “rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno”. Divenuto delegato sindacale della Fiom, a metà degli anni ottanta si impegna a tempo pieno nel sindacato, muovendo i primi passi sulla strada che poi lo porterà ai massimi vertici della federazione delle tute blu della Cgil.
Approdato nella segreteria nazionale, Landini è responsabile del settore degli elettrodomestici e di quello dei veicoli a due ruote. Conduce le trattative con Electrolux, Indesit Company e Piaggio. A questi incarichi si aggiunge quello di responsabile dell’Ufficio sindacale che lo ha portato a seguire a stretto contatto con l’allora Rinaldini, le trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici nel 2009. Il primo agosto del 2010, Landini diventa segretario generale della Fiom e lo sarà fino al 15 luglio del 2017.
Epocale è lo scontro con Sergio Marchionne, nella vertenza Fiat sul progetto ‘Fabbrica Italia’. Una battaglia, quella condotta dalla Fiom di Landini sugli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, che segna anche una spaccatura all’interno del fronte sindacale con Fim e Uilm. Nel 2012, la Fiom si costituisce parte civile nella sentenza da lui definita «storica» che condanna i vertici della Thyssen Krupp a pene detentive per l’incidente sul lavoro nella fabbrica di Torino in cui perdono la vita sette operai.
Sono anni, quelli alla guida della Fiom, in cui Landini acquista una sempre maggiore popolarità anche grazie alla sue apparizioni televisive, in felpa o in camicia, ma mai con la cravatta. Anni in cui il sindacalista, che si muove su una linea di pragmatismo e conflitto sui principi, sembra assumere un ruolo più politico di riferimento della sinistra. In Cgil, è il leader della sinistra interna. Dopo un iniziale feeling con il segretario del Pd, Matteo Renzi, diventa il più tenace oppositore del Jobs Act.
I tempi sembrano maturi per un impegno in politica a tempo pieno. Sembra cosa fatta quando Landini nel 2015 lancia ‘Coalizione Sociale‘, un soggetto politico-sindacale che riceve l’appoggio di numerose personalità della sinistra, come Stefano Rodotà, Pancho Pardi, Valentino Parlato, Vittorio Agnoletto, Alfonso Gianni, Gino Strada. E, a causa di questo, i rapporti tra Landini e il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, spesso tesi, subiscono un altro colpo. Camusso chiede, infatti, chiede a Landini di cancellare qualsiasi ambiguità nel rapporto con la politica.

Ma Landini più di una volta dice di non voler fondare un nuovo partito. In molti se lo aspettano. Ma non sarà così. Nel dna dell’ex operaio metalmeccanico c’e’ e rimane il sindacato. E il futuro gli riserva una nuova sfida, quella della segreteria generale, nonostante, fino a un anno e mezzo fa, nessuno avrebbe scommesso un euro sul fatto che Susanna Camusso avrebbe proposto Maurizio Landini come suo successore alla guida della Cgil.

lunedì 21 gennaio 2019

18/1/2019 Carlo Calenda: Manifesto per l'Europa


Un manifesto politico per una lista unitaria delle forze europeiste in chiave anti sovranista, da schierare alle prossime elezioni europee. L’idea è di Carlo Calenda, ex manager e ministro nei governi Renzi e Gentiloni, che l’ha trasformata in un appello da sottoscrivere nel sito www.siamoeuropei.it.:

"Siamo europei. Il destino dell'Europa è il destino dell'Italia" si legge nel Manifesto. 
"Per la prima volta dal dopoguerra esiste il rischio concreto di un'involuzione democratica nel cuore dell'Occidente. La battaglia per la democrazia è iniziata, si giocherà in Europa, e gli esiti non sono affatto scontati. L'obiettivo non è conservare l'Europa che c'è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell'umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni. Un mondo che affronta tre sfide cruciali: il radicale cambiamento del lavoro, e dunque dei rapporti economici e sociali, a causa di un'ulteriore accelerazione dell'innovazione tecnologica; il rischio ambientale e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo legato alla sostenibilità; uno scenario internazionale più pericoloso e conflittuale. Le forze da mobilitare per la costruzione della nuova Europa sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione..."

Numerosi sono gli esponenti del Pd che hanno aderito al Manifesto. Fra le adesioni, troviamo quella dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, quella di Maurizio Martina (“ci sono!“), quella di Nicola Zingaretti e quella di Roberto Giachetti.

Per leggere il manifesto per esteso e aderire: https://www.siamoeuropei.it/

domenica 13 gennaio 2019

12/01/19 - 2000 banchetti in tutta Italia per dire NO alla manovra del governo



“Grazie a tutti. Grazie ai volontari, ai militanti, ai nostri parlamentari e dirigenti. Grazie per giornate come questa. Quello che abbiamo fatto oggi è quello che Il Pd deve essere, un partito che non ha paura di stare tra la gente, con le persone per strada. Di confrontarsi, di dedicare molto tempo ad ascoltare e a parlare ai cittadini, a spiegare le nostre ragioni e le nostre proposte.
Perché l’opposizione va fatta in parlamento ma anche e soprattutto portando nella società il dibattito politico.
Quello che abbiamo fatto oggi è quello che dobbiamo tornare a fare ogni giorno. Non più una mobilitazione straordinaria ma un comportamento da assumere come cultura, valore della nostra azione politica.
Lo dico ai candidati che ringrazio per essere stati accanto ai nostri iscritti e lo dico a tutta la nostra comunità: il congresso non sia un alibi per chiuderci nuovamente in una discussione tutta interna.
Il Pd deve continuare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi a mettere in campo iniziative come questa, che esprimono e mostrano il meglio di noi: l’impegno dei volontari, la disponibilità dei gruppi dirigenti, la diffusione e lo studio delle nostre proposte, ma soprattutto la voglia e la capacità di saper stare per strada.Tutto questo ci appartiene. Ed è ora di dimostrarlo: nella guerra contro destre e populismo non si può più perdere un solo minuto.
Non lasciamo che questa giornata sia un fatto isolato. Rifacciamolo. Buon lavoro a tutti noi”.

Matteo Orfini
Presidente del PD

sabato 5 gennaio 2019

Da dove ricomincia l’opposizione del Pd?

"Con il lavoro fatto in questi giorni stiamo rilanciando la mobilitazione nel Paese. Saremo in tutte le piazze anche il prossimo 12 gennaio.
Saranno manifestazioni aperte a tutti coloro che vogliono protestare contro le scelte fatte con la manovra. 
Saremo a fianco dei cittadini che dicono no alla deriva presa dal governo e per costruire una alternativa: pensionati, studenti, imprese, professioni. 
Al di là delle chiacchiere dei due vice premier, hanno fatto scelte pericolose e ingiuste".

Maurizio Martina


Matteo Renzi: questa legge di Bilancio è allucinante

"Hanno aumentato le tasse al volontariato e regalato un condono agli evasori (e chissà che questi condoni alla fine non aiutino le famiglie di deputati e ministri, vedremo). Hanno diminuito gli investimenti e aumentato le tasse. Nel pomeriggio su Facebook pubblicherò un dettagliato documento sulla pressione fiscale.
Per approvare questa legge hanno violentato i regolamenti parlamentari e il buon senso, con la evidente complicità di chi avrebbe dovuto presiedere in modo imparziale le sedute. Hanno votato una legge che non tutti avevano letto e che chi aveva scritto in realtà non aveva capito fino in fondo: lo dimostra Di Maio che ha già annunciato cambiamenti. Ma come? Non l'hai ancora approvata che già la vuoi cambiare?
E il premier Conte dice che sì, è vero, hanno tagliato gli aumenti delle pensioni. Ma che sarà mai? Neanche l’avaro di Molière sta dietro a qualche euro di differenza. E questo sarebbe l’avvocato del Popolo?
Ma la cosa drammatica è che le forzature nel metodo sono niente rispetto agli errori nel merito.
La mia previsione è che con questa legge di bilancio l'Italia andrà in recessione.
Una manovra che strizza l'occhio ai furbetti e alza le tasse agli onesti."

Matteo Renzi (da Enews 558 del 28/12/2018)